Antieuropa

Goffredo di Buglione

Care amiche e cari amici, nel lento scorrere di questo squallido tempo borghese che ci attanaglia verso il basso, che ci preclude a slanci verso stati superiori e nobili dell’essere, vorremmo proporre alla vostra attenzione, in questo semplice e sintetico articolo, la storia di un personaggio affascinante e significativo per la storia d’Europa.

La storia del celebre condottiero della prima crociata Goffredo di Buglione.

Goffredo, in quanto nobilissimo cavaliere medievale incarnò i crismi e l’ideale più alto della sua epoca, il Medioevo europeo che, lungi dall’essere un’epoca oscura, è bensì un periodo luminoso della nostra storia.

Un’epoca che ha ispirato molte leggende e racconti, tutti sotto il sigillo dell’eroismo, della nobiltà cavalleresca e del coraggio dimostrato sui vari campi di battaglia, tra cui quello delle Crociate in Terra Santa.

Le Crociate furono senza dubbio un’avventura di carattere epico e generale – ci si passi il termine “collettivo” – oltre che religioso e militare. Un’avventura di conquista e di eroismo contrassegnata dalle inevitabili atrocità che comporta la guerra materiale, ma anche -e soprattutto- esaltata dalla peculiarità della guerra spirituale, la Guerra Santa dove fanti e cavalieri andavano in battaglia (prima interiormente che esteriormente) con Dio, in Dio e per Dio.

Un’avventura che vide protagonisti principi e popolani, guerrieri e monaci predicatori, asceti e avventurieri ed anche -in numero esiguo checché ne dica certa storiografia materialista- mercenari. I papi le benedirono e i sovrani le guidarono, l’aristocrazia le sostenne e vi prese parte; il clero le esaltò in patria europea dai pulpiti delle cattedrali.

Trovatori, giullari, scrittori e poeti infine propagandarono le nobili gesta della riconquista della Terra Santa chiamata anche “Outremére”.

Nelle crociate affiorò tutto ciò che di buono conteneva lo spirito Medievale. Eroismi straordinari ed una notevole visione spirituale del mondo edificata sui principii tradizionali davano immensa gloria a Dio. I tanti accampamenti delle schiere cristiane erano giganteschi templi di devozione e di fervore religioso.

Cavalieri, scudieri, arcieri, balestrieri, principi e uomini d’arme formarono le schiere di quegli eserciti cristiani che tante volte si batterono sotto le mura di città fortificate e inespugnabili castelli. Delle loro imprese – per grazia di Dio – è vivo ancora oggi il ricordo.

Detto ciò sul contesto delle Crociate, andiamo ad esaminare la storia di uno dei suoi più celebri ed affascinanti – dal punto di vista tradizionale – comandanti: Goffredo di Buglione.

Goffredo nasce a Baisy-Thy, attuale Vallonia, nel 1060 d.C circa. Figlio del conte Eustachio II di Buglione e di Ida di Buglione, sulla sua giovinezza si hanno poche informazioni, ma sappiamo che fu designato da suo zio Goffredo IV detto il gobbo, suo successore nella Bassa Lorena e nel 1076 l’imperatore Enrico IV gi assegnò il marchesato di Anversa, di cui faceva parte la signoria di Buglione.

La Lorena a quei tempi era intrisa dello spirito della riforma Cluniacense e di Goffredo si narra fosse stato un uomo pio.

Il 27 novembre 1095 papa Urbano II tenne il suo celebre discorso al concilio di Clermont, con il quale invitò i feudatari, signori, cavalieri e uomini liberi a prendere le armi, lasciare le proprie case e le proprie famiglie, i propri beni per andare a liberare con coraggio il Santo Sepolcro e sconfiggere i nemici della Cristianità.

Goffredo aderì subito e liquidò molti dei suoi possedimenti per poter partire via terra l’estate successiva con il grosso delle truppe cristiane stimate tra le 40 e le 100 mila unità.

La figura di Goffredo emerse durante la spedizione che passò per Costantinopoli e fu poi dirottata nel deserto anatolico dall’Imperatore bizantino Alessio Camneo in contrasto proprio con Goffredo.

La spedizione durò tre anni e fu condotta tra indicibili sofferenze e pericoli continui.

Nonostante ciò, i cristiani con in testa il nobile Goffredo espugnarono Nicea, Dorileo, Eraclea e si diressero verso Antiochia. Baldovino di Buglione, fratello di Goffredo, invece occupò Edessa.

Dopo aver occupato praticamente l’intera Palestina, nel giugno del 1099 arrivarono alle porte di Gerusalemme che fu presa d’assalto dalle milizie crociate tra il 14 e il 15 luglio.

Una volta espugnata la città, in pieno furore bellico-religioso, i cristiani fecero strage dei loro nemici arabi ed ebrei.

Goffredo, dopo la battaglia in cui si distinse per valore e coraggio fece penitenza pubblica a nome di tutto l’esercito crociato. Egli non volle assumere la corona di Re <<dove Cristo aveva portato la corona di spine>>, e prese invece il titolo di Protettore del Santo Sepolcro (Advocatus Sancti Sepulchri).

Alla sua morte, avvenuta un anno più tardi, suo fratello Baldovino assunse senza problema di coscienza il titolo regale facendo nascere così il Regno latino di Gerusalemme, mentre gli altri aristocratici occupavano vasti territori fondando molti feudi poi denominati Regni latini o Stati crociati.

In ultima analisi, Goffredo di Buglione crediamo sia un personaggio essenziale per una cultura tradizionale, la tradizione infatti lo elesse a figura leggendaria tanto che Dante Alighieri lo inserì tra gli spiriti guerrieri e giusti del cielo di Marte del canto XVIII del Paradiso e Torquato Tasso fece di lui il protagonista della sua opera più celebre, la Gerusalemme liberata.

La figura di Goffredo incarna i più nobili principii cavallereschi e spirituali. IN tutta la sua vita ha combattuto con la spada e la preghiera per la gloria di Dio, disprezzando il pericolo e i bassi interessi personali e materiali rispecchiando in pieno l’atteggiamento di chi <<agire senza pensare ai frutti>> di evoliana memoria.

La sua vita ha incarnato l’esempio che si staglia immenso come una montagna sulle paludi dello squallido mondo moderno borghese.