Antieuropa

Ti ricordi della rivoluzione?

Ti ricordi della rivoluzione? Quel mito lontano quanto quello della libertà? In tanti ci hanno provato e se sono riusciti si sono ritrovati con in mano un governo, una burocrazia, e con altri rivoluzionari che gli sparavano in faccia.

Rivoluzione, termine forse troppo astratto. Di destra, di sinistra, anarchica, sempre in ballo tra schemi, colori e punti cardinali. Per la massa i buoni sono sempre quelli che vincono, sono loro che scrivono la storia; gli sconfitti tornino a casa o al cimitero, per loro non c’è più posto, anche se siamo democratici.

Rivoluzione industriale, culturale, anche nel calcio c’è qualche rivoluzione.

Se ti presentassi come un rivoluzionario ti chiederebbero subito chi sei, da dove vieni e da che parte stai. Sarai schedato, dato che un campo dovrai pur sceglierlo e qualcuno sarà contento, ma tanti altri non ti ascolteranno mai, solo perché sei così.

Le tue riflessioni, i tuoi pensieri profondi che hai fatto nella notte aspettando l’alba, a letto, con gli occhi sbarrati perché finalmente avevi capito, avevi trovato la soluzione e non contava più nulla dormire!

La presa del potere da parte di un qualsiasi movimento rivoluzionario, dopo la vittoria tende a farsi sistema, statico, monolitico, con l’obbligo morale e materiale di non mettere in discussione i principi, e non solo quelli fondamentali, che hanno conseguito la vittoria (e questo non avviene solo nei regimi totalitari, ma anche e soprattutto, in maniera più subdola e sfumata, ma non meno decisa e pressante, nelle cosiddette democrazie liberali).

Gli imbecilli si pieghino, muoiano gli eroi, e il suffragio universale, squallido trionfo della quantità sulla qualità, della mediocrità sull’eccellenza, prosperi e si stagli verso un radioso “progresso”. Per affermarsi in questo modo si chiede il voto: esso si ottiene coniando slogan -fittizi il più delle volte-, parole liofilizzate quando non valgono niente di per sé.

E’ scientificamente provato che l’uomo in una massa abbia un quoziente intellettivo medio pari a quello dell’individuo meno intelligente presente nel gruppo. Ce ne possiamo rendere conto quando ci rimproveriamo di essere stati degli sciocchi a votare per quelli che siedono in parlamento.

Rivoluzione è altro, non sistema, non regime ma Stato che non si regga su un’ideologia ma su un’idea di Uomo che sia messa in pratica da uomini che tali si sentano e che vogliano sentirvisi in ogni istante.

La vera rivoluzione è senza colori e senza slogan, passa dentro noi stessi prima, cresce in noi quando maturiamo, quando ci sentiamo vivi e con piena volontà di agire per il bene, il bello, il giusto ed il vero. Volontà di agire, di fare, di cambiare una situazione che per l’uomo è umiliante e vuota di speranze.

E’, e non può essere altrimenti, formazione interiore, azione purificatrice su se stessi; essa è in atto, si espande come un’onda a chi ti è vicino non per mezzo dei discorsi, ma della vibrazione del tuo essere.

La rivoluzione emerge e può affermarsi solo vivendola; è in ogni nostro atto, in ogni nostra giornata, vive dentro di noi.

E’ una lotta eterna contro la decadenza e la degenerazione. Ed è questa lotta che va avanti ed è questa che deve continuare.