Antieuropa

YALTA 1945: FINIS EUROPAE

A Yalta sul Mar Nero, proprio nei giorni di febbraio dal 4 al 12 dell’anno 1945, Churchill, Roosevelt e Stalin decisero le sorti dell’Europa per i secoli a venire: se la spartirono, liquidandola.

Ancora pochi mesi e sarebbe caduta Berlino, difesa dagli ultimi reparti tedeschi, francesi, danesi e scandinavi. Tralasceremo i dettagli tecnici di quell’umiliante diktat, la distribuzione delle “zone di influenza”.

E’ bene invece attirare l’attenzione di tutti su un fatto che, se trascurato, rischia di precludere alla comprensione degli argomenti di cui si parlerà.

Dopo la fine delle invasioni barbariche che finirono per travolgere l’Impero Romano d’Occidente, l’Europa non fu mai più interamente conquistata da forze anti-europee. E non si sottolineerà mai sufficientemente la circostanza che la Seconda Guerra mondiale fu l’ultima battaglia combattuta contro l’Europa dai nemici della medesima: non solo contro la Germania o l’Italia, ma contro i popoli europei nella loro quasi totalità.

Storicamente, il primo Sacro Romano Impero nasce la notte di Natale dell’anno 800 allorché Carlo Magno viene incoronato imperatore a San Pietro, da Papa Leone III.

Pur essendo inizialmente solo il re di uno dei tanti popoli barbarici, egli intuì che in una costruzione imperiale che sintetizzasse le energie di tutti i popoli cristiani, L’Europa sarebbe divenuta un blocco continentale egemonico.

E a ragione Carlo ricevette l’appellativo di Magno, cioè “grande”. Allora l’Impero era minacciato a sud e a ovest da un islam in inarrestabile ascesa, e ad est dai popoli slavi e pagani.

Nella sua struttura portante, nonostante crisi profondissime, lacerazioni e guerre pluriennali, questa Idea di Impero sarebbe durata 1006 anni.

In tutto questo lasso di tempo, ogni imperatore, di qualsiasi dinastia o provenienza nazionale, lottò con estrema determinazione onde permettere che l’Impero (Reich) si conservasse inalterato nei suoi termini territoriali, che erano al contempo politici, religiosi e culturali.

Fu europeo e cristiano, Rolando, che a Roncisvalle cadde per impedire che gli arabi dilagassero in Francia.

Era di origine sveva Ottone I, ma se non avesse fermato gli ungari sconfiggendoli in un’epica battaglia, le città della Pianura Padana non avrebbero avuto né storia né futuro.

Lo stesso spirito eroico cristiano che animava lo spagnolo in lotta per la reconquista, o il templare e il crociato scesi in campo per liberare il Santo Sepolcro, animò poi i fieri conquistadores nell’opera di scoperta ed evangelizzazione dei paesi d’oltre-atlantico.

A parte l’Urbe eterna che per prima fu costruzione imperiale europea e mondiale, l’idea di Europa fu per molti secoli intimamente associata alla cristianità: del che rese testimonianza incancellabile l’opera dell’Imperatore Carlo V.

Nella misura stessa in cui negli europei, a causa dei deleteri fenomeni della riforma e dell’illuminismo, si affievoliva la vera fede cattolica, venne meno la devozione all’Imperatore; ma lo stesso Napoleone Bonaparte, che sotto certi aspetti fu “restauratore”, rese omaggio alla Tradizione facendosi incoronare Imperatore da Papa Pio VII.

L’ultimo paladino, difensore dell’idea di Impero Europeo fu Adolf Hitler. La sua vocazione all’Europa è – crediamo – testimoniata soprattutto dalla creazione delle Waffen-SS, le divisioni composte da volontari europei.

Il nome di molte di queste divisioni è già di per se indicativo: i francesi combattevano nella “Charle Magne”; c’era poi la divisione che prese il nome del principe Eugenio di Savoia, l’italiano che si fregiò del titolo di Maresciallo dell’Impero e che sconfisse i turchi a Zenta, nel 1697 (e con il sacrifitium nationis, rinunciò alla propria nazionalità in nome del più alto bene dello Stato); la divisione Hohenstaufen, così chiamata in onore della dinastia tedesca che diede i natali a Federico I Barbarossa e Federico II stupor mundi, l’imperatore nelle cui vene scorreva sangue normanno e tedesco e che restituì al Mediterraneo lo storico ruolo centrale dello Stato Europeo.

Il Terzo reich nelle intenzioni del suo fondatore, avrebbe dovuto essere non già un’involuzione ipertrofica dell’illusione pan-tedesca, mala Patria di tutti gli Europei. Doveva essere millenario come erano state millenarie le costruzioni di Giulio Cesare e di Carlo Magno.

Non è il caso di esaminare più da vicino i perché e i per come di una tragedia dalle incalcolabili proporzioni, che riguardano direttamente ognuno di noi.

Sta di fatto che ai tre paesi – Gran Bretagna, Usa, Urss – che a Yalta decisero la nostra morte politica va addossata una responsabilità storica unica: essi furono – e rimangono ancora – gli assassini dell’Europa.

L’Empire Inglese non è mai caduto, l’Urss ha cambiato solamente facciata dopo il crollo del muro di Berlino, l’America è quella di sempre, impegnata ad esportate la democrazia a suon di bombe.

Quando gli Stati Uniti inizieranno il loro tramonto, il giorno in cui questa creatura ibrida avrà finito di dettare la “sua” legge nel mondo, allora la storia avrà realizzato la sua vendetta.

Alla luce di quanto abbiamo cercato di evidenziare, non potremmo che concludere citando Nietzsche, il visionario che anticipò gli eventi di questo tempo, quando diceva: <<Il tempo della piccola politica è ormai trascorso; il secolo che viene ha già in serbo la lotta per il dominio del mondo, la costrizione alla grande politica.>>

Il grande “inattuale” auspicava la rinascita dell’Europa, e mai avrebbe immaginato la realtà di una catastrofe così totale. Ma Nietzsche che muore da folle ha un valore profetico che racchiude il silenzio di oggi: finis Europae.