Antieuropa

IL CAMPO GIUSTO:

Cari lettori, oggi vorremmo proporre alla vostra attenzione un breve racconto dello scrittore Gianfranco Stella, autore di molti libri sul tema della guerra civile ’43-’45 tra cui, uno dei più importanti è: Compagno mitra, in cui racconta gli atroci delitti commessi dai partigiani.

<<Svincolata dalla storiografia ufficiale della resistenza è la sorte degli adolescenti uccisi dai partigiani comunisti.

Al dodicenne Giacomo Ghisi i partigiani avevano sterminato la famiglia. Accadde a Cadelbosco, nel Reggiano, il 15 giugno del ’44. Per vendicarsi si arruolò nella brigata nera.

Giuseppe Calandra aveva 14 anni ed era la mascotte della Brigata nera genovese. Fu ucciso l’8 settembre del ’44 a Cadeo, piccolo comune a un tiro di schioppo da Piacenza. Pubblico la sua foto nella bara, una sconvolgente fotografia. Anche il padre, Anselmo sarà ucciso. Dopo la “liberazione”, sotto tortura, il 13 maggio del ’45.

Il 3° reggimento bersaglieri dislocato in Liguria aveva due mascotte, una si chiamava Erminio Laura e aveva 12 anni, ucciso a pugnalate il 30 gennaio del ‘44. Quel giorno gli era stata uccisa anche la madre. Il padre era stato ucciso il 25 aprile del ’44.

Non ho il nome dell’altra mascotte, ma ho il nome del boia, Giuseppe Gaminera di Imperia, il partigiano “Garibaldi”.

A Quagliazzo, in Piemonte il 3 maggio del ’45 fu uccisa un’altra mascotte dei bersaglieri, aveva 14 anni. Le brigate partigiane comuniste non avevano mascotte, perché sarebbe state d’ostacolo nei loro “mordi e fuggi”.

Quegli adolescenti che ebbero la sventura di scegliere la macchia fecero una brutta fine. Umberto Merli aveva 10 anni e fu soppresso il 31 agosto del ’44 dal capo partigiano Ferdinando Boilini “Barbanera”. Fu ucciso perché non lo si poteva lasciare andare dopo tutto quello che sapeva.

Il tredicenne Umberto Ricci fu soppresso con un colpo di pistola alla nuca il 21 agosto del ’44 nella campagna di Lama di Palagano, dopo essere stato “utilizzato” come staffetta. Si temeva potesse spifferare pericolose informazioni.

Nelle alture di Montefiorino un ragazzo caduto in sospetto fu legato a un albero e torturato a morte. Gli accesero ai piedi un falò perché confessasse. Rantolava impazzito dal dolore. Quando i partigiani videro che stava morendo gli ficcarono in bocca un tizzone ardente. Si chiamava Costantino Castelli ed era riuscito a raggiungere il bivacco partigiano perché voleva entrare nella resistenza: non fu creduto. Aveva 15 anni.

Mistero su quegli assassini; si sapevano solo i nomi di battaglia, “Bill” e “Tempesta”. Dopo massacranti ricerche ne scovai uno, Bill. Si chiamava Agide Caiumi, modenese nato nel ’23. Morì schiacciato nella sua “Ape” nel 2005, schiacciato da un camion contro il guard-rail nella tangenziale di Modena.

Tutta questa ferocia risulterà inutile se non appagante delle necessità criminali della canaglia comunista.>> [1]

[1]Gianfranco Stella – Scrittore – Post