Antieuropa

IL PRIMATO DELL’UOMO SULLA SOCIETA’

Cari lettori, da tempo ormai ci poniamo una questione essenziale, ovvero se viene l’uomo prima della società, o viceversa se sia l’uomo a costituirne il fine.

Da un punto di vista tradizionale, siamo sicuri che <<essa va decisamente risolta nel senso del primato dell’uomo, non della società>>. [1]

Evola a riguardo ci dice che <<ogni tesi “sociale” è una deviazione legata alla stessa tendenza livellatrice regressiva da noi stigmatizzata>>, e, a riguardo, arriva a dire che, a solo titolo di reazione contro di essa, l’individualismo e l’anarchismo hanno indubbiamente un loro diritto e un carattere meno degradante, ma comunque, sempre compreso in esso.

Tutto quanto è sociale rientra, nella migliore delle ipotesi nell’ordine dei mezzi non dei fini.

La società come ente a sé è un feticcio, un astrazione personificata; come realtà, il piano proprio della società è del tutto materiale, fisico, subordinato. Infatti, “società” e “collettività” sono sinonimi, significano una somma di atomi associatisi in base ad un ipotetico contratto.

Di fronte a ciò, quel che per noi è <<positivo, primario e reale è la persona. Non basta: vi sono casi in cui questa priorità della persona siamo disposti a riconoscerla perfino di fronte allo Stato – la statolatria dei moderni non ha nulla a che fare con la concezione politica tradizionale – e lo Stato impersonale come pesante ente giuridico e burocratico ( il “freddo mostro” di Nietzsche) è parimenti una aberrazione>>.

Ogni società ed ogni Stato si compongono di uomini, e gli uomini, i singoli, ne costituiscono l’elemento primario.

Ma quali uomini? non gli uomini dell’individualismo, gli uomini non come atomi o massa di atomi bensì appunto come persone, come esseri differenziati, a ciascuno dei quali compete un diverso rango, una diversa libertà, un diverso diritto nelle gerarchie del creare, del costruire, dell’obbedire e del comandare.

<<Con tali uomini si mette su il vero Stato, cioè quello antiliberale, antidemocratico e organico>>.

Evola conclude che: <<queste sono appunto le premesse per tale Stato, la priorità della persona rispetto ad ogni astratta entità sociale, politica o giuridica>>, <<quando non è della persona neutra, livellata, fatta semplice numero nel mondo della quantità>>. [2]

[1] Julius Evola “Gli uomini e le rovine” op. cit. pag. 52

[2] Ibidem, pag. 53