Antieuropa

PARTIGIANI E COMPAGNI DI MERENDE

Rolando Natale (a sinistra) il boia di tante vite innocenti in nome della “democrazia”.

Cari lettori, oggi per il nostro centro studi vorremmo proporvi questa breve analisi del professore Gianfranco Stella, esperto di studi sul periodo della guerra civile 1943-45, che si esprime in tal modo sui crimini partigiani rimasti impuniti:

<<Rolando Natale era un operaio comunista di Lanzo Torinese ove era nato nel 1920. All’8 Settembre era riuscito a organizzare un nucleo di resistenza formando la cosiddetta Banda Rolandino che, nell’estate del ’44, diverrà brigata, la 19° brigata Garibaldi.

Operò in Val di Viù, nel Monferrato, nell’Astigiano a caccia di fascisti assaltando però solo sperdute caserme dei carabinieri-Gnr, con agguati e imboscate a isolate pattuglia tedesche, prelevando da casa presunte spie, eccetera.

Suoi “validi” compagni erano il commissario politico Riccardo Sciandra, nome di battaglia Renato; il capo della polizia partigiana Carlo Osella, Bill, ex venditore ambulante di Racconigi; l’ex tornitore Vittorio Rampone detto il Sanguinario e altri, tutti assassini a sangue freddo che nel dopoguerra, quantunque chiamati a rispondere dei loro delitti, non scontarono un giorno di carcere in forza delle numerose amnistie decretate per i fascisti.

A eccezione del boia Osella che sconterà nove anni di carcere e tre di manicomio, prorogati di due nel ’59, per errore del suo avvocato, il parlamentare comunista Umberto Terracini che ingenuamente ne aveva perorato lo stato mentale piuttosto che il presunto carattere politico dei suoi crimini.

Costoro provocarono lutti in centinaia di famiglie nelle valli di Lanzo commettendo atrocità verso inermi civili e militari arresisi o catturati, e questo fino al giugno del ’45, ovvero a guerra finita.

La cinquantenne Maria Clemenza Righetto, casalinga di Moretta, fu prelevata e uccisa il 4 maggio del ’45; la ventiduenne Giuseppina Ternavasio di Savigliano fu prelevata e uccisa il 6 maggio; la cinquantenne Domenica Negri, di Fossano, fu uccisa il 18 maggio.

Più donne che uomini in quella parte del Piemonte: sartine di caserma, maestrine, ostetriche, lavapiatti di mense militari, semplici casalinghe colpevoli di avere familiari arruolati nell’esercito di Salò, eccetera.

Dodici alpini del battaglione “Tirano” della Monterosa, provvisti di salvacondotti rilasciati dal Comitato di liberazione di turno, durante il ritorno in famiglia furono intercettati e catturati dal Natale-Rolandino mentre scendevano dalla Val di Susa.

Era il 29 aprile ’45 e a Vallunga di Piea, nell’Astigiano, furono fucilati. All’esumazione avvenuta nel novembre successivo, non dodici ma trenta furono le salme che si contarono in quell’unica fossa.

Rancori, invidie, lotte intestine portarono a omicidi tra gli stessi partigiani della sua brigata, come la staffetta Giuseppina Giandrone, fucilata il 6 dicembre del ’44, o come Antonio Pessione, fucilato nel gennaio del ’45 e decine di altri i cui nomi non si troveranno perché opportunamente cancellati dal ruolino della brigata e dall’Istituto della Resistenza Piemontese.

Rolando Natale (A SX NELLA FOTO) morì nel 1972 a 52 anni. Riccardo Sciandra nato nel 1918, morì nel 1969.Il sanguinario Vittorio Rampone, nato nel 1915 tirò le cuoia nel 1975.Il boia Carlo Osella, Bill, morì a 66 anni, nel 1961, pochi mesi dopo aver ottenuto la libertà.>> [1]

[1] Gianfranco Stella – Scrittore