Antieuropa

SOVVERSIONE LIBERALE ED EGUALITARIA:

L’inizio dello sgretolamento delle strutture politico-sociali tradizionali, di quel che ancora restava di esse in Europa, si è effettuato col liberalismo. Dopo il periodo demonico della rivoluzione francese infatti è sotto forma di liberalismo che, i principi di essa iniziarono ad agire nel mondo.

Per cui, come già ci dice Evola, <<il liberalismo costituisce l’origine stessa delle varie forme concatenate della sovversione mondiale.>> [1]

L’essenza del liberalismo è l’individualismo. Il fondamento del suo orrore è lo scambiare il concetto della persona con quello di individuo e il rivendicare per questo, incondizionatamente e su base egualitaria, dei valori che, se mai, solo alla prima e sub conditione, possono esserle attribuiti.

Con questa trasposizione, tali valori si trasformano in altrettanti errori, in qualcosa di assurdo e di deleterio. A cominciare dalla <<premessa egualitaria>> per la quale occorre dire che l'<<immortale principio dell’eguaglianza è un puro non-senso. [2]

Sulla diseguaglianza degli esseri dal punto di vista naturalistico non vi è certo bisogno di spendere parole.

E’ qui che entra in gioco il cosiddetto <<principio degli indiscernibili>> che si esprime così: <<un essere che fosse assolutamente, sotto ogni riguardo, identico ad un altro, farebbe una sola e medesima cosa con esso>>. Nel concetto di molti è dunque implicito quello della loro diversità fondamentale: dei <<molti>> uguali, completamente uguali, non sarebbero molti ma uno. [3]

L’eguaglianza di molti è una contraddizione in termini, a meno che non ci si riferisca ad <<un insieme di oggetti disanimati fabbricati in serie>>.

Lo vuole il <<principio della ragion sufficiente>> per cui: <<per ogni cosa deve esservi una qualche ragione perché sia quella cosa, e non un’altra>>. E per ciò, un essere assolutamente uguale ad un altro sarebbe privo di <<ragion sufficiente>> , sarebbe un duplicato privo di significato.

Da ciò <<risulta razionalmente fondato il concetto che i molti non solo non possono essere uguali, ma non debbono nemmeno esserlo, che la diseguaglianza è vera di fatto solo perché è vera di diritto, essa è reale solo perché è necessaria.>> [4]

Ciò che l’ideologia egualitaria sovvertitrice dell’ordine naturale vorrebbe dipingere come <<giustizia>> sarebbe invece uno strumento di ingiustizia. Già un Cicerone e un Aristotele lo riconobbero.

Porre la diseguaglianza vuol dire trascendere la quantità, vuol dire ammettere la qualità. E qui si differenziano i due concetti di individuo e di persona.

<<Il puro individuo appartiene più al mondo dell’inorganico che dell’organico. Nella realtà vige la legge della differenziazione progressiva. In forza di essa i gradi più bassi della realtà si differenziano dai gradi più alti pel fatto che nei primi un tutto si può scindere in più parti che conservano la stessa qualità, mentre nei secondi ciò non è più possibile, esiste in essi una superiore unità organica che non si lascia dividere senza essere lesa e senza che le sue parti perdano internamente la qualità, il significato e la funzione che in essa avevano.>> [5]

L'<<individuo>> atomico, sciolto (solutus), <<libero>>, sta dunque nel segno dell’inorganico, rientra analogicamente nei gradi più bassi della realtà. (1)

Non si contesta che negli esseri umani esistano aspetti secondo i quali essi sono approssimativamente uguali; ma questi aspetti, in ogni concezione normale e tradizionale, non rappresentano il <<più>> bensì il <<meno>>, corrispondono al grado più povero della realtà, a qul che di meno interessante vi è in ogni essere.

E’ ascendente ogni processo vitale che porti verso il compimento della persona secondo la propria natura, per via gerarchica. Dare invece risalto e priorità a ciò che in ogni essere è uguale significa regressione.

Evola ci dice che: <<La volontà di eguaglianza fa tutt’uno con la volontà dell’informe. Ogni ideologia egualitaria è l’indice barometrico certo di un clima di degenerescenza, oppure è la sigla di forze che ad un esito di degenerescenza tendono. Nel complesso, ecco che cosa si deve pensare circa il “nobile ideale” e l'”immortale principio” dell’eguaglianza.>> [6]

[1] Julius Evola, op. Cit. “Gli Uomini e le rovine” p. 45

[2] Ibidem.

[3] Ibidem p. 46

[4] Ibidem.

[5] Ibidem p. 47

(1) Goethe ebbe ad esprimere questi principi della <<filosofia organica>>, i quali si applicano senz’altro anche all’ordine politico: <<Quanto più l’essere vivente è imperfetto, tanto più le parti si somigliano e riproducono l’immagine del tutto. Quanto più il vivente diviene perfetto, tanto più le parti sono dissimili. Quando le parti sono somiglianti, esse sempre meno sono subordinate le une alle altre; la subordinazione degli organi contrassegna una creatura di ordine superiore>>. Nell’applicazione politica le parti sarebbero i singoli, il tutto organico sarebbe lo Stato.

[6] Ibidem p. 48