Antieuropa

SULLA LIBERTA’:

Murales a Derry (Irlanda) che inneggia alla riconquista della libertà (vera) attraverso la lotta armata.

Care amiche e cari amici, oggi per il nostro consueto centro studi vorremmo spendere qualche parola circa la libertà.

La libertà – primo termine della terna rivoluzionaria – va intesa e difesa in modo qualitativo e differenziato della stessa persona; ognuno ha la libertà che gli spetta, misurata dalla statura e dalla dignità della sua persona, non dal fatto astratto del suo essere semplicemente uomo o “cittadino”. [1]

Quindi, come ci dice Evola, non vi è nessuna libertà generale individualizzata, ma, vi sono delle libertà articolate, conformi alla propria natura; <<non una libertà omogenea, ma del complesso di queste libertà differenziate e qualificate che l’uomo deve far sorgere in sé>> [2]

Quanto all’altra libertà, liberalistica e giusnaturalistica, essa non meno dell'”eguaglianza”, è una finzione. Essa è solo un’arma rivoluzionaria: eguaglianza e libertà (“liberi e uguali”) sono le parole d’ordine di cui si servono certi gruppi sociali per scalzarne altri e venire in primo piano.

Inoltre, come abbiamo già constatato, l’uguaglianza è la peggiore schiavitù perché tende ad appiattire e livellare la massa e renderla uguale in tutti i suoi domini, quindi anche qui, l’accostamento tra libertà e uguaglianza è un puro non senso.

Sempre in fatto di libertà è importante distinguere la libertà di fare qualcosa da quella per fare qualcosa.

La prima è, nell’ordine politico, una libertà negativa, fa un tutt’uno con l’assenza di vincoli, mentre in sé resta essenzialmente informe, sbocca nell’arbitrio e nell’anomia, ove essa sia attribuita egualitaristicamente e democraticamente a ciascuno, si riduce in una impossibilità. [3]

Dove vi è eguaglianza non può esistere libertà; Evola ci dice che in questi casi ad esistere non sarà la pura libertà, ma saranno singole libertà addomesticate e meccanizzate in un limitarsi a vicenda; in modo da assicurare determinati privilegi ad un piccolo gruppo, a prezzo della massima soggezione di tutti gli altri; e il tipo del tiranno sarebbe pertanto la concretizzazione più perfetta di siffatto concetto o ideale di una libertà informe, se pensata a fondo.

Diversa da ciò è la libertà per fare qualcosa, la quale si lega alla natura propria e alla funzione specifica di ciascuno, significando soprattutto il potere di attuare le proprie possibilità e di raggiungere la propria particolare perfezione entro un dato quadro politico e sociale, essa ha dunque un carattere funzionale ed organico. Sta nel segno del <<sii te stesso>> quindi anche della qualità e della differenza; la sola Libertà secondo giustizia e secondo diritto è questa.

Nella concezione classica, quale si espresse in Aristotele, in un Platone e in un Plotino, conforme alla giustizia è solo quell’ordinamento in cui ciascuno fa quel che gli è proprio, in cui ciascuna realizza quel che gli è proprio.

Lo stesso cattolicesimo, nel periodo d’oro della scolastica, oggi deprecato come <<medievalismo>> dai suoi esponenti democratici e “aperti a sinistra”, non conobbe diversa verità, diversa etica. Ebbe per cardine della sua dottrina sociale appunto l’idea della <<natura propria>>, diversa in ogni essere, della libertà in funzione di tale natura <<voluta da Dio>>, e dell’aderenza al proprio stato nell’insieme di un tutto sociale organico e differenziato. [4]

[1] Julius Evola, op. Cit. “Gli Uomini e le rovine” p. 50

[2] Ibidem p. 51

[3] Ibidem.

[4] Ibidem p. 52